“Si stava meglio quando si stava peggio”?

Sicuramente rispetto ai tempi del fascismo la situazione in Italia è migliorata, soprattutto per quanto riguarda la cucina, ma forse per il baccalà e lo stoccafisso quelli erano tempi d’oro!
Ebbene si, le camicie nere  nonostante il contrasto cromatico con la bianchissima carne del merluzzo, adoravano i piatti realizzati con baccalà e stoccafisso, ma questo amore era dettato piuttosto dalla scarsità di materie prime fresche e dalla sempre maggiore povertà del popolo italiano.

Sappiamo bene che durante il ventennio la cucina italiana subì radicali cambiamenti, soprattutto a causa della politica autarchica che il duce applicò anche sulla tradizione culinaria del nostro paese; la mancanza di risorse  unita alle “campagne pubblicitarie” che spingevano al consumo di prodotti nostrani, portò un impoverimento sempre maggiore dei piatti da portare in tavola.

 

La flotta italiana alla scoperta dei mari del Nord

La mancanza di materie prime e la spending review di stampo fascista, porto al consumo maggiore di baccalà e stoccafisso visto anche il prezzo altissimo raggiunto dalla carne che toccava all’epoca le 18 lire al chilo contro le 2 lire e 50 centesimi del merluzzo essiccato o sotto sale.
Questa crescente richiesta portò Benito Mussolini (capo del governo a quel tempo n.d.r.) a fondare la S.A.P.R.I., la Società Anonima Pesca e Reti Italiane, che con 3 pescherecci partì alla volta della Groenlandia alla ricerca del Gadus Morhua.
La voglia di avventura e le italiche imprese nei mari del Nord ebbero più fortuna delle campagne etiopi, e fu Benito Mussolini in persona a congratularsi con i pescatori per le catture effettuate.

 

Il piatto del popolo

Il baccalà divenne quindi una delle pietanze più apprezzate grazie al suo costo basso, alla possibilità di essere conservato a lungo e per fortuna anche per gli ottimi valori nutrizionali che ben si addicevano alle sane abitudini sportive del sabato fascista.
Il baccalà cambiò radicalmente il modo di mangiare degli italiani ed addirittura è entrato nella cucina tradizionale di montagna, luogo dove tutt’oggi viene consumato abbondantemente.

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