Fondere ingredienti, tradizioni e ricette è una caratteristica tipica del patrimonio gastronomico partenopeo, sin dalla notte dei tempi.

La missione di Baccalaria è proprio quella di proporre il baccalà, un ingrediente molto amato ed ampiamente utilizzato nelle preparazioni dei piatti napoletani, in tanti modi diversi, mutuando procedimenti e cotture anche da luoghi geograficamente molto lontani.

È il caso del Baccalà Karaage, un piatto dove il Giappone e la nostra Napoli si incontrano e si amalgamano, un po’ come ad onorare l’antico gemellaggio che perdura, oramai, dal 1960. Un sodalizio molto solido nato da una somiglianza: la città di Kagoshima, infatti, presenta una geografia a prevalenza collinare, un clima mite ed un terreno quasi interamente vulcanico grazie alla presenza del vulcano attivo Sakurajima, che ne domina il panorama. Insomma, quasi un clone orientale della capitale campana. Tutto questo ha portato a rinominare, rispettivamente, a Napoli e in questa sua gemella, una strada ed un boulevard che sono diventati “Via Kagoshima” e “Viale Napoli”, a eterno simbolo di questa amicizia.

Il piatto

Il karaage è, come anticipato, una tecnica culinaria giapponese.

La tradizione vuole che, secondo questa ricetta, diversi ingredienti (ma, solitamente, carne di pollo) vengano fritti nell’olio bollente, dopo una marinatura in un saporitissimo mix di salsa di soia, aglio e zenzero e un passaggio nella farina di grano o nella fecola/amido di patata che garantisca la doratura perfetta.

Il procedimento culinario ricorda un po’ una tenpura, insomma, dove gli ingredienti, però, vengono direttamente fritti in pastella.

Nulla di così diverso – a parte la marinatura – da quanto accade ogni giorno sulle tavole dei napoletani, sembrerebbe: eppure qualcosa di particolare e profondamente ricercato c’è.

Gli orientali, infatti, amano la precisione, le forme perfette, l’approccio zen a qualunque pratica: un’inclinazione che si rivela anche nella loro cucina, dove piatti compositi come questo diventano delle vere e proprie mini opere d’arte, fatte da tocchetti di carne omogenei e un impiattamento a prova di Instagram… che avviene da secoli prima che i social fossero persino immaginati!

Nella ricetta proposta da Baccalaria vengono rispettati tutti i passi previsti dalla tradizione giapponese, semplicemente sostituendo l’ingrediente principale che, in questo caso, diventa proprio il baccalà, che viene marinato, infarinato e fritto in piccoli bocconcini.

Curiosi di assaggiarli?

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