Abbiamo raccontato tante storie sul merluzzo e di come questo fantastico pesce da cui ricaviamo baccalà e stoccafisso sia stato parte integrante nella vita di alcuni popoli e di come ne ha influenzato la cultura.

Oltre ad essere stato importante per la cultura dei popoli con i quali ha incrociato le rotte, il merluzzo è stato nel corso dei secoli oltre ad una fonte di cibo nutriente anche un business che ha fatto gola a tantissimi paesi.

Il diritto di pesca dell’Islanda

Se avete avuto modo di andare in Islanda vi sarete resi conto di quanto questa terra sia profondamente legata al mare; l’attività principale è appunto la pesca e per secoli è stata l’unica fonte di sostentamento dell’intera nazione nonostante le condizioni climatiche assolutamente non favorevoli.
Nonostante lo specchio di mare intorno alla loro isola fosse loro di diritto, una convenzione del 1901 prevedeva che la flotta islandese potesse pescare solo nelle acque a 3 miglia dalla costa.
Alla fine della seconda guerra mondiale ed ottenuta l’indipendenza, l’Islanda allargò i confini delle acque territoriali a 4 miglia e finalmente ritornò a pescare nelle sue acque.

 

La Royal Navy e la “guerra”

Ovviamente questa azione islandese non andò giù al governo britannico ed andava contro gli enormi interessi che la Regina aveva in quei territori.
Nel frattempo l’Islanda allargò le sue acque territoriali a 12 miglia dalla costa (nel  1958 n.d.r.), e quindi “invase” le zone di pesca britannica.
Da lì in poi scoppia la vera e propria guerra con protagonisti la guardia costiera islandese ed i pescherecci  inglesi, gli unici che dopo l’estensione a 12 miglia continuarono a pescare in quelle acque ormai annesse alla nazione islandese.
Le azioni dei guardia costa islandesi erano veloci e per fortuna non causavano  danni ingenti ai pescherecci inglesi; si avvicinavano e tagliavano le reti così da disperdere in mare il prezioso carico.

Sua maestà non stette a guardare ed inviò in soccorso dei pescatori quattro rimorchiatori d’alto mare con il compito di speronare le navi islandesi, che sentitesi minacciate iniziarono ad aprire il fuoco ma solo per spaventare gli inglesi.

 

Dagli anni 70 ad oggi

Dopo questa guerra a colpi di reti tagliate e spari d’avvertimento la crisi rientrò ma la situazione si aggravò quando l’Islanda allargò ulteriormente le sue acque territoriali sul limite delle 200 miglia marine.
I pescherecci inglesi e tedeschi si rifiutarono e gli speronamenti furono più intensi di quelli del ’58.
Prima che la situazione diventasse di nuovo tesa intervenne la NATO per porre fine agli scontri e nel 1976 finalmente l’Islanda ottenne le sue 200 miglia marine.

LEAVE A REPLY